Musica prima dell'intervento, la scienza dice sì

Le sette note musicali sono meglio di un farmaco per l’ansia: è la scienza a confermarlo

A quanto pare, le sette note musicali sono meglio di un farmaco per l’ansia: ed è proprio la scienza a confermarlo. È arrivato infatti uno studio dall’University of Pennsylvania, chiamato Regionale Anesthesia & Pain Medicine, a confermarlo; il ruolo che la musica ha sulle emozioni umane è una sorta di balsamo per coloro che soffrono di battito del cuore accelerato, riducendo sia ansia e sia paura.

La melodia è in grado di sostituire la benzodiazepina

È sicuramente interessante sapere che gli stati emotivi di ansia e paura, i quali solitamente sono curati con farmaci come la benzodiazepina anestetizzando parzialmente la persona, possono essere trattati con la musica soft. Lo scopo, sia chiaro, non è quello di fare un confronto tra il suddetto farmaco e le note musicali, bensì di dare un’alternativa al medicinale che deve essere somministrato tramite vena e che spesso, al solo pensiero, causa stress nelle persone.

L’anestesia totale rilassa i muscoli e assopisce il cervello facendo in modo che il paziente non ricordi nulla una volta risvegliato, mentre quella locale mira a isolare il dolore a livello, appunto, localizzato. Come accennato, per quanto sia molto più lieve e meno preoccupante della prima, anche questa seconda tipologia di anestesia genera preoccupazione in alcune categorie di persone particolarmente soggette a stress e che possono persino patire emotivamente la fase post operatoria.

Cosa hanno scoperto gli esperti

L’esperimento è stato effettuato su 157 persone adulte tramite una scheda di randomizzazione: a 80 di questi è stato somministrato il farmaco per via endovenosa tre minuti prima dell’intervento, mentre i restanti 77 hanno ascoltato la musica con le cuffie, in modo da essere del tutto isolati da potenziali disturbi.

La melodia scelta per tutti è tra quelle considerate più rilassanti in assoluto: la Marconi Union’s Weightless. Il test di valutazione, con punteggio da 1 a 10, tiene in considerazione il parere sia del paziente e sia del medico.

L’ansia misurata prima dell’intervento era simile nei due gruppi di persone. È probabile che alcuni dei pazienti del gruppo sottoposto all’ascolto della melodia si siano detti meno soddisfatti a causa dell’imposizione del brano, anziché poterlo scegliere liberamente.

A parte questi dettagli, scientificamente si può affermare che la durata della somministrazione dei trattamenti abbia influito sul risultato; sebbene il tempo d’azione del farmaco sia di tre minuti, un tempo identico di ascolto della musica è stato ritenuto troppo poco.

Sintetizzando il risultato, i medici statunitensi confermano il ruolo della musica quale strumento valido per prevenire l’ansia prima di un intervento che richiederebbe l’anestesia loco-regionale.

Una precedente ricerca, effettuata qualche anno fa dalla Montreal University su 50 persone suddivise in due gruppi analoghi a quelli dello studio della Pennsylvania University, confermava che dopo l’ascolto della melodia il dosaggio del midazolam poteva essere addirittura quasi dimezzato, sia prima che durante l’operazione.

Esattamente come afferma anche la dottoressa Gisella Nele, chirurga specializzata in blefaroplastica a Napoli, capita sempre più spesso di vedere persone che indossano le cuffiette prima di entrare in sala operatoria.

La variazione del brano musicale è fortemente determinante, poiché se va in decrescendo l’influenza è costante sul respiro e sul battito del cuore che si sincronizzano con la melodia, come se il corpo andasse per conto suo rispetto alle emozioni in quanto del tutto travolto dalla musica. Il rilassamento tocca tutto il corpo e l’ansia probabilmente si abbassa grazie al rilascio di endorfine da parte del cervello.